LE RISPOSTE DI COCHLEAR

LE RISPOSTE DI COCHLEAR

 

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1) Quale fattore, più di ogni altro, ritiene sia fondamentale per ottenere il risultato migliore che questa straordinaria tecnologia è in grado di offrire?

Non esiste un “fattore magico” a cui possiamo legare i risultati di un impianto cocleare. Di fatto stiamo parlando di un intervento di riabilitazione che comprende un intervento chirurgico, l’uso di un dispositivo impiantabile e un percorso di adattamento e di riabilitazione. Per ognuno di questi ci sono innumerevoli fattori da considerare per raggiungere l’eccellenza. Il tutto va visto in un’ottica di insieme.

Quello che sappiamo invece, vista l’abbondanza di lavori clinici pubblicati a riguardo, è cosa dal punto di vista del prodotto, può influire negativamente.

- Sicuramente: i possibili traumi alla struttura cocleare (in particolar modo alla delicata membrana in prossimità della parete laterale) causati dal design dell’elettrodo: un elettrodo deve avere forma, dimensioni e modalità di inserimento che riducono al minimo il trauma alla struttura della coclea.

- la lontananza dal modiolo, ove risiedono le terminazioni nervose da stimolare: più lontano è l’elettrodo e peggiori sono le prestazioni.

- l’assenza di tecnologie: algoritmi di “pulizia del segnale” o accessori, preferibilmente wireless, per gestire l’ascolto nel rumore.

2) Come è strutturata la parte interna? Quali tipologie di elettrodi sono disponibili? Come funzionano? Gli elettrodi virtuali? Quante informazioni vengono inviate al nervo acustico?

La filosofia di Cochlear è sempre stata quella di sforzarsi di riprodurre quella che è la naturale fisiologia dell’apparato uditivo. Sulla base di questo, nello sviluppo degli elettrodi si è sempre cercato di perseguire 2 scopi: il maggior numero di elettrodi e elettrodi perimodiolari.

Ci sono molte ragioni per perseguire questi obiettivi, supportate da evidenza clinica. Gli elettrodi Cochlear hanno pertanto tutti 22 elettrodi intracocleari e siamo gli unici a disporre di elettrodi veramente perimodiolari, ossia elettrodi vicini al modiolo.

Esistono vari approcci e accorgimenti che si possono usare per fare sì che vengano percepiti quanti più “pitch intermedi”, ovvero far sì che si percepiscano distinti dei suoni compresi fra due elettrodi adiacenti. Di fatto i risultati sono estremamente variabili da paziente a paziente e non si può generalizzare affermando che un sistema è migliore di un altro. L’unica cosa che è certa è che tanti più sono gli elettrodi a disposizione, tanto maggiori saranno le possibilità di distinguere e riconoscere i suoni (*)

3) Quante strategie di mappaggio, e quali, è possibile usare? le differenze tra queste?

E’ importante distinguere tra strategie di mappaggio o strategie di stimolazione. Strategia di mappaggio: è la metodologia scelta dall’operatore per effettuare il mappaggio. Dipende anche dalle caratteristiche del software, tanto più è flessibile e potente, tanto maggiori saranno le possibilità a sua disposizione. Principalmente ci sono due tipologie: il mappaggio soggettivo, ovvero che si basa sulla risposta della persona impiantata, e il mappaggio oggettivo, usato per bambini piccoli o persone non collaboranti, che quindi non possono o riescono a dare un riscontro a chi effettua il mappaggio.

In quest’ultimo caso ci si basa su dati registrati dall’impianto stesso, ovvero la risposta del nervo (NRT e EABR). Qui esistono differenze tangibili fra i prodotti, non tanto sulla carta ma sulla qualità delle misure. I commenti da parte degli operatori in termini di facilità di utilizzo e affidabilità delle risposte elettrofisiologiche ottenute fanno sì che Cochlear sia la marca leader nell’implantologia pediatrica.

Per strategie di stimolazione si intende invece la metodologia con la quale le informazioni del suono catturato vengono inviate dagli elettrodi al nervo. Si possono fare varie distinzioni.

La prima è che le possibilità sono in funzione del numero di elettrodi: tanti più elettrodi ho tanto più riuscirò a “mimare” la tonotopicità della coclea. Un’altra considerazione è la scelta degli elettrodi, possono essere sempre gli stessi a stimolare o essere scelti per ogni ciclo di stimolo a seconda di vari parametri. Ed infine la velocità di stimolo che deve essere adeguata a portare informazioni di tipo temporale. Questo probabilmente è il parametro meno “differenziante” perché oltre un certo livello di velocità non si ha più nessun beneficio (è un limite intrinseco del nervo non dell’impianto) (**)

4) Senza paragoni con altre marche quale aspetto ritiene un punto di forza di Cochlear?

Cochlear è un’azienda che basa la ricerca e lo sviluppo dei propri prodotti al fine di migliorare l’esperienza di chi li usa. Per noi l’innovazione di prodotto deve portare a risultati concreti nelle prestazioni d’ascolto e rappresentare una differenza significativa con quanto c’era prima sul mercato. Fra le varie innovazioni che possiamo citare:

- affidabilità: gli impianti Cochlear sono i più affidabili sul mercato.

- elettrodi atraumatici e perimodiolari: Cochlear ha gli elettrodi più sottili sul mercato ed è l’unica azienda ad avere elettrodi veramente perimodiolari e numero di elettrodi/canali in cui Cochlear è leader assoluto.

- Per la parte processore possiamo citare il preprocessing acustico in cui Cochlear è leader per offerta e qualità degli algoritmi e la connettività digitale wireless.

Ma non solo innovazioni di prodotto, lavoriamo anche a stretto contatto con le cliniche per portare concreti benefici a supporto di chi è l’artefice principale dei risultati delle persone impiantate. Ultimo, ma non meno importante, la cura e gli investimenti che facciamo per offrire un servizio di eccellenza dopo l’impianto. Nell’innovazio cerchiamo di essere sempre coerenti con il nostro motto: Hear Now, And Always (Sentire ora e sempre)

5) Riguardo i pazienti: c'è qualcosa, che, grazie al tuo lavoro, ti ha colpito?

Ogni persona impiantata ha una sua storia e poter contribuire, col nostro lavoro, al raggiungimento dei suoi obiettivi e la sua realizzazione è la cosa più appagante.

6) Cosa ci riserva il futuro?

La ricerca fa passi da gigante, gli impianti, anche solo 5 anni fa, erano molto diversi da come sono adesso. Oggi abbiamo elettrodi sempre più sottili, impianti sempre più affidabili e piccoli e processori che sono in grado di aiutare le persone a sentire nelle situazioni più difficili grazie a funzioni automatiche avanzate e alla connettività, oramai universale.

Alcune note a margine

(*)Domanda 2: non è una questione di “quante informazioni” vengono inviate, il problema è la “rilevanza”delle informazioni che vengono inviate al nervo. In altre parole quando il nervo viene stimolato elettricamente tramite un impianto cocleare, di qualunque marca esso sia, viene inviato uno stimolo infinitamente maggiore e più grossolano di quanto farebbe una coclea normale. Quindi il problema è piuttosto come dare gli stimoli con informazioni che siano il più possibile trasmissibili e “utili” ad essere interpretate come suoni. Anche in questo caso, non è “tanto è meglio” quanto una questione di “qualità” dell’informazione trasmessa.

(**)Domanda 3: anche qui bisogna fare attenzione. Nel mondo degli impianti ci sono state strategie che nella teoria erano bellissime ma poi clinicamente si sono rivelate dei fallimenti. Questo perché, come dicevo sopra, ci interfacciamo con un sistema molto più complesso e fine. Inoltre non è detto che quella che è la migliore strategia di stimolo per un paziente lo sia anche per un altro. L’obiettivo, a nostro avviso, dovrebbe essere quello di avere a disposizione un “arsenale” di soluzioni in modo da poter dare ad ogni persona impiantata la migliore soluzione per il proprio caso.

 

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Commenti

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2 Risposta

  1. Buona divulgazione informativa per noi pazienti impiantati e da impiantare. Grazie Pablo!

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