Vi racconto la mia storia.
Ho 53 anni e ho scoperto la mia ipoacusia a 36 anni. Allora vivevo a Roma e la mia ipoacusia era lieve. I medici mi dissero di tenerla sotto controllo, così ogni anno ripetevo gli esami audiometrici: era stabile. Tutti gli otorini ai quali mi sono rivolta mi dicevano che avrei messo le protesi acustiche solo in vecchiaia e che non dovevo preoccuparmi.
La cosa, infatti, non mi preoccupava e io conducevo la mia vita sociale e lavorativa senza alcun problema. A 48 decido di trasferirmi in Australia per qualche anno. Ero sola e non conoscevo la lingua… la cosa richiedeva una buona dose di coraggio. Bene, raccolgo tutte le mie forze, metto la mia vita in due valige e parto alla ricerca di una nuova vita. All’inizio, non è stato facile: frequentare una scuola, lavorare, aprire un conto in banca, fare l’assicurazione sanitaria, fare la spesa con un dizionario tascabile in mano e capire cosa stai per mangiare solo dopo aver aperto la confezione... è molto faticoso!
Ma io non mollo, in quattro mesi di scuola di inglese raggiungo l’upper intermediate level. Così comincia la mia vita sociale a Sydney: trovo lavoro, mi faccio nuovi amici. Tutto andava bene finché comincio a notare che, nelle situazioni dove ci sono rumori di sottofondo, ho problemi nella conversazione. A scuola durante le lezioni capivo il significato del discorso ma molte parole non le capivo più, al cinema non capivo bene i dialoghi, e così i miei “Can you repeat please?” diventano sempre più frequenti. Nel luglio 2013 vengo in vacanza in Italia e decido di fare le prove audiometriche: 80 dB bilaterale sui toni acuti. Mi consigliano le protesi acustiche. Metto le protesi convinta che dopo qualche mese sarei potuta tornare a Sydney ma, purtroppo non è stato così. Sono passati due anni e io non sentivo bene e la giusta regolazione delle protesi non si trovava, così rifaccio le prove audiometriche: 100dB.
Ero sorda profonda!
La mia sordità mi è piombata sulla testa come un macigno che ti schiaccia, ti blocca e ti impedisce di fare la vita che vuoi: non potevo più viaggiare da sola e, soprattutto cosa stava succedendo ad un pezzo del mio corpo? Cosa potevo fare per non “morire dentro?”. Si, perché la sordità è un handicap invisibile che ti porta a vivere in disparte nel silenzio mentre guardi il mondo che si muove e tu non lo senti e, è come morire dentro!
Il 15 febbraio 2016 mi rivolgo ad un otorino che mi parla di impianto cocleare e mi dice “Stia tranquilla signora, non la farò diventare sorda”. Dio lo benedica! L’anno successivo ho aperto un centro estetico, ho preso più informazioni possibili sul “mondo dell’impianto cocleare”, ho fatto diverse visite da diversi otorini, ho preso tanti treni e soggiornato in tante case di accoglienza e, ho deciso di fare l’impianto. Il 2 novembre 2017 vengo impianta nell’orecchio destro. Vivo in provincia di Viterbo e mi sono operata a Verona: è stata dura affrontare l’intervento fuori città. Attivazione prevista per il 14 dicembre. Che fatica vivere sentendo solo da un’orecchio, bisogna dire tante volte al giorno: “Cosa hai detto? Puoi ripetere per favore?
Ma io non mollo: la mia vita deve continuare! Il 12 dicembre mi vengono le vertigini che mi costringono a rimandare l’attivazione. Dopo 2-3 giorni scopro che la parte interna del mio impianto si è spostato e mi reco subito dal medico che mi ha operata. Data fissata per riposizionare l’impianto 23 gennaio 2018. Finito l’intervento, il chirurgo mi dice che ha dovuto espiantare e che faremo il reimpianto l’8 febbraio. L’intervento è andato bene, ed io aspetto l’attivazione con tanta emozione. Non importa se ho dovuto e devo ancora faticare. So che le più grandi conquiste si ottengono dopo una lunga lotta... Le clienti del mio istituto di bellezza mi dicono che mi vorrebbero bene anche se fossi sorda, perché so ascoltare i loro cuori.
Ma io voglio sentire le parole, tutte, e ho il dovere verso me stessa di lottare! Aspetto l’attivazione con impazienza: chissà cosa sentirò…?
Grazie impianto cocleare e, fuckdeafness!
Marina
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