Con il bell'articolo di Eleonora Manni lo staff di #Fuckdeafness stimola una riflessione sulla "questione estetica", chiamiamola così. E' un argomento interessante e niente affatto scontato. Ecco la mia esperienza.
Quando lo specialista mi suggerì di “provare con le protesi”, l’invito non mi parve affatto fuori luogo, anzi lo colsi di buon grado riponendo in esso tutte le speranze della possibilità di un miglioramento della mia vita. Tutto era drasticamente peggiorato già da qualche mese con il sopraggiungere, da un giorno all’altro, dell’ipoacusia all’orecchio sinistro. Con l’orecchio destro già sordo da tempi immemori, l’esordio della sintomatologia legata a un’idrope endolinfatica tardiva controlaterale (la cui origine autoimmunitaria è altamente probabile, ma difficile da confermare) mi aveva fatto cadere in un profondo disagio: acufeni, crisi vertiginose e ipoacusia fluttuante mi prostravano, tenendomi avvinghiata a un continuo stato d’ansia e inadeguatezza. Qualsiasi cosa, dunque, anche solo per una minima possibilità di migliorare questa situazione! E alla questione estetica non ho dato peso neppure per un attimo: per una volta potevo apprezzare i pregi di una chioma riccia e folte e assai poco addomesticabile.
PROTESI + CROSS E TANTO ALTRO
Per fortuna l’uso di una protesi con cross controlaterale (un microfono sul lato sordo collegato all’apparecchio amplificatore) un effetto positivo lo ebbero, soprattutto dopo la scoperta di tutta la gamma di accessori utili per aggirare gli ostacoli imposti dalla sordità (collana a induzione magnetica e telecomando che collegano tv e cellulare direttamente alla Pa e sistema fm per permettermi di seguire con più agio riunioni e conferenze). Oggetti “misteriosi” che non di rado suscitavano la curiosità degli altri. Non mi dispiaceva affatto dare spiegazioni a riguardo, e a volte, come nel caso dei bambini, lo facevo pure con un inaspettato e reciproco divertimento. In generale notavo persino ammirazione.
IL BAHA… E GLI ANGELI CUSTODI
Il problema estetico, seppure per un momento, me lo sono posto dopo. Quando al peggiorare, prevedibile, della situazione ho voluto finalmente affrontare l’argomento “impianto”. Al Baha, che pure mi avevano inizialmente proposto, avevo già detto no a suo tempo, dopo averci ragionato con una persona speciale, il mio primo audioprotesista (che ora è sicuramente un angelo e forse ogni tanto da lassù dà un’occhiata anche a me).
IN FUGA DALLA DEPRESSIONE, ARRIVA L’IC
Sicuramente meno invasiva e per me efficace era stata l’alternativa del cross. Ammetto che a tenermi lontana da quella soluzione sia stata anche una valutazione estetica: di farmi trapanare il cranio per tenere poi ancorata alla testa un apparecchio, per quanto invisibile, non mi sentivo affatto pronta. Ma ora che neppure più la Pa e il cross potevano aiutarmi, mi trovavo sprofondata di nuovo in un baratro oscuro e profondo, quello della depressione. La mia fortuna è stata di intuirne subito la pericolosità, forse ancora più grande della sordità in sé. A farmelo capire sono stati il mio straordinario compagno e marito e la mia meravigliosa famiglia. Poi la sorpresa: ero candidabile al Cocleare! E non a sinistra, ma sul lato destro, sordo da una vita. La decisione è stata immediata.
LE MIE MEDAGLIE
ic Protesi e Ic sarebbero diventate le mie medaglie, duramente conquistate sul campo di battaglia, non da nascondere, ma, con buona pace della folta chioma, da mostrare e di cui andare orgogliosa.
Miriam Figliuolo