Roberto: Voglio di più e posso averlo

Mi chiamo Roberto, ho 39 anni.
Sordo prelinguale per cause mai capite fino in fondo dai miei genitori. Era l'inizio degli anni 80, l'Italia non aveva ancora vinto il terzo mondiale, Pertini era il presidente in carica, e l'unica notizia di rilievo del giorno quando nacqui era la vittoria del candidato unico Hassan Gouled Aptdon alle presidenziali del paese africano del Gibuti. Ma una data importante per la mia famiglia, piu' per papà felicissimo di un maschietto dopo la femminuccia.
Papà mi ha sempre detto che ero nato tutto bello sano (un cosino di 5kg, povera mia mamma, avrò lasciato devastazioni dietro i miei primi passi.). E che a 6 mesi ebbi una forte influenza dai miei genitori, indicata come causa della mia sordità.

Fino a 4 anni, seppi mascherare bene la mia sordità con una notevole predisposizione a percepire le vibrazioni, add osservare i visi e volti di chi mi parlava, a percepire i loro comportamenti.
Capii sempre cosa volessero e in taluni casi anticipai le loro mosse andando ad aprire la porta al trillo del campanello o se era un suono più vibrante il telefono.
In poche parole, un furbetto di prima categoria. Ma un furbetto muto.

Pazientemente mio padre fiducioso in me (e come non poteva esserlo altrimenti... mi vedeva correre, saltare, inseguire gatti, salire sugli alberi), spiegava ai sempre più dubbiosi parenti, "è un bimbo intelligente, quando avrà voglia parlerà". A 2 anni sapevo riconoscere i numeri imparando a contare da solo usando il telecomando. Ma non piu' di 100 per limiti evidenti della TV. Della serie Genio ma fino a un certo limite. Ma più passava il tempo più le speranze di papà si affievolivano fino al compimento dei 5 anni. Finchè si decise di fare una prova: mi portò in un parco, si allontanò approfittando di una mia distrazione e si nascose dietro un tronco, chiamandomi ripetutamente.
Non mi voltai mai quel giorno, e non trovandolo piansi. Forse l'unico vero trauma che ebbi da piccolo. E un colpo per mio padre.

Nei miei ricordi, si susseguirono pavimenti di linoleum verde, gli odori asettici e pungente degli ospedali e degli ambulatori. Le visite di vari dottori, l'uso di strani macchinari per arrivare ad avere risultati impietosi e freddi.. Ipoacusia bilaterale profonda.

Mio padre fu annientato, quasi fuggi' rifugiandosi nel mondo del lavoro per non pensare, costernazione di mia madre. Soluzione prospettata: Lingua dei segni... Ma no signori non vi disperate, può ancora vivere pienamente la vita con questo linguaggio, imparatelo per comunicare con lui. Tanto non parla e non parlerà mai bene non potendo capire le parole. Ma tranquilli i sordi vivono bene la loro condizione.
Sguardi sempre fissi sui miei genitori mai su di me. Come se non fossi li'. Nulla di più odioso, che ancora oggi mi fa incavolare. Ed è stato il piccolo seme di rivalsa che mi ha spinto ad essere orgoglioso di me a 6 anni.

Nemmeno dopo qualche giorno, non potevo rimanere da solo a casa perchè papà era fuori per lavoro e la mamma anche quindi venni costretto a stare per un intero giorno con i miei nonni. Andammo quindi a casa, mio padre si fermo' per un caffè spiegando quanto tempo sarei rimasto e cosa mi sarebbe piaciuto fare, il tutto con me attaccato alle sue gambe.
Quando poi si fece ora di andare, la mano ferma e gentile di mio nonno mi trattenne e vidi la figura paterna allontanarsi e, lo ricordo ancora come se fosse adesso, dal mio petto usci' fuori una esplosione. Una voce forte da bimbo arrabbiato. "Papàààà". Poteva probabilmente essere un suono disarticolato ma per mio padre era convinto che fosse la prima parola uscita. O almeno è quello che ha voluto sentire lui nel suo amore infinito che provava verso di me. Ancora oggi è una fotografia nella mia mente, lui sulla porta di casa dei miei nonni, una di quelle blindate vecchio tipo, di legno, con i bordi neri. Lui con un impermeabile grigio, maglione rosso e pantaloni scuri, sorpreso e imbambolato. E le mani dei nonni che mi trattenevano. E i pianti di gioia.

Ulteriore visita, Milano prof Del Bo o Del Po'. Mai capito bene la differenza. Un dottore che mi fissava finalmente, direttamente negli occhi, scrutandomi. Prima rassicurazione: "Vostro figlio tornerà a sentire. Stupido non è." E a detta di mio padre, mi portò da solo in una stanza. Analisi, ronzii, suoni. Pianti e sorprese. Prescrizione delle protesi acustiche analogiche. Due cose grosse color carne, pile che speravo venissero utili per i miei giochetti elettronici e invece niente. Solo per le protesi mi dicevano i miei. Tuttavia nel mio animo, ero sicuro che sarebbero servite a qualcosa. Il tutto appoggiate sulle mie orecchie minuscole e nella mia fantasia sentirmi Goldrake. Presente quelle alette ?
Un nuovo mondo. La voce bassa severa e al contempo dolce di mio padre, la dolcezza di quella di mamma, quella vivace di mia sorella. Rumori diversi. I piatti rotti, le risate, il tintinnio della posata sui bicchieri. Il miagolio dei gatti, l'abbaiare dei cani in lontananza. I primi botti di capodanno. Il ruggito dei tifosi dello stadio Viviani di Potenza, le urla ai gol, i mormorii di delusione a quelli subiti. Ma quelli preferiti erano il rumore del pallone che rimbalza sul campo, il fruscio della retine dei canestri di basket, specialmente quando segnavo io. Li adoravo tanto che mi specializzai nei tiri, da vicino, da lontano. Il più delle volte non mi interessava la partita, ma solo capire che rumore avrebbero fatto i miei canestri.

E a cadenze regolari, ogni giovedì, al centro audiologico di Battipaglia, avevo lezioni di logopedia con un giovanissimo dottor Riccardo Canessa (ora Maestro di teatro). Per tutti gli anni delle elementari. La maestra di sostegno da me osteggiata perchè non mi sentivo diverso dagli altri. Volevo essere già trattato come tutti gli altri bambini, Non volevo abbandonare le lezioni per andare con gli altri bambini "speciali".

L'orgoglio nato dall'indifferenza di quei medici, mi aiutò a costruire una corazza che mi proteggeva dalla "cattiveria" dei piccoli, le prime protesi difese con forza dall'assalto di bimbi troppo curiosi, il rispetto. Ma anche gioia di vivere e giocare. Carattere estroverso ed allegro "nonostante". E se prima ero imbarazzato per le protesi, poi ci feci il callo fino allo spiegare anche con fierezza quale fosse il mio problema a gente sinceramente interessata a capire come fosse il mio mondo. Gli anni passarono, elementari, medie superiori, università, laurea, cambio di città, specializzazione, tirocini ed infine il lavoro.

I primi segni latenti di insoddisfazione uscirono al mese di Gennaio 2018 e precisamente alla nascita di mia figlia.. i suoi primi vagiti, suoni che entrarono dentro nel mio cuore. Felicità estrema ma anche un piccolo ma crescente disagio "ma riuscirò a capirla?" "ad insegnare l'italiano.. e le parole corrette?"

Mi accorsi che qualcosa non andava nell'udito e lo attribuì allo stress.. quello sano che ogni genitore ha nel portare avanti la famiglia senza mai far mancare nulla.

Giugno 2019. Arrivo' Un questionario cosi' senza impegno "E' interessato al cocleare?". Rispondo meccanicamente si. Sapete quelle decisioni che si prendono senza nemmeno pensarci troppo. Come quando noi maschietti rispondiamo distrattamente di si alla domanda "Andiamo all'ikea domani" e non te ne accorgi della caxxata detta finchè al momento "avevi detto di si".
E ti tocca. Ecco così' è avvenuto.
Agosto 2019. Un incontro con una dottoressa Cochlear. Mi parla di due ospedali.. opto per la vicinanza per il San Paolo. Ok. Va bene. Date previste lunghe e lontane nel tempo.. Cosi' faccio gli esami e vediamo.. poi decido se farlo o meno, in tutta sicurezza. Dico si per inerzia, ma non so bene ancora il motivo. Forse dovevo capirlo ad ottobre 2019. Torno in sede dopo 2 mesi di lavoro presso il cliente. Saluti, scambio qualche convenevole con un collega da me sempre cercato per la sua voce chiara e cristallina oltre alla sua simpatia. Una voce che riconoscerei anche nel rumore nei ristoranti. Prime parole scambiate, poi battute.. lentamente poi frasi capite sempre un poco male.. "saranno le protesi" mi dicevo, controllino taac, pile cambiate taaac, tubicino cambiato taac. Ma continuavo ancora a sentirlo male. Come se un alieno si fosse preso il suo corpo e mi parlasse volontariamente in arabo. Gli chiedo se fosse raffreddato, o avesse avuto qualche problema alle corde vocali. Niente. Sanissimo. Sorpresa in lui ed in me.
Un timore che si fa strada.. chiedo conferme a mia moglie se si fosse accorta di qualcosa ed effettivamente mi disse che ripeteva più spesso le frasi. Il sospetto divenne realtà. Perdita di quel poco che bastava per rendere inutili le protesi, pure quelle nuove, portate al massimo della loro potenza. Zero o poco il residuo. Esami audiologici diversi da quelli di qualche anno prima e peggiori, Le linee dei grafici non erano più sullo stesso piano.. erano le stesse ma poste piu' in basso fino a scomparire. Specialmente il destro. E mi dico. Ok, non ho nulla da perdere. E' ora di andare avanti. Si va di Impianto, mi tolgo da quella zona di comfort dove ci si accontenta e si è quasi grati alla Vita per avermi concesso un po' di decibel da sentire. Nulla di più sbagliato.

Voglio di più a 38 anni sono ancora in tempo. Forse non più per sentire i miei canestri, o i vagiti di mia figlia, ma per il resto si.
Non mi dilungo sull'operazione e sui primi mesi. L'ho scritto su fb con il mio nome. Ma sono vivo. E sto bene.
So solo che adesso ho piena coscienza di cosa significa la voce. Il suono piu' puro della parola Papà detta da mia figlia. E' quello che ti scalda il cuore e ti riempie di felicità.
Ogni giorno è una scoperta continua. E ringrazio Dio di avermi dato questo dono.
Con le protesi la differenza è notevole. Sono due piani diversi del sentire, ma rispetto ad esse, l'IC è una marcia in più. Si ha una maggior consapevolezza del suono in tutte le sue mille sfaccettature. E tutto questo con un solo orecchio. Sto facendo logopedia con mia moglie e i risultati sono assolutamente su un altro livello rispetto alle protesi. Elabori molto meglio il suono e ti è più completo.
La differenza è tale che l'orecchio destro quello impiantato è in poco tempo diventato l'orecchio dominante.
Forse con il senno di poi avrei dovuto fare molto prima questo intervento. O forse no. Si giunge probabilmente attraverso un proprio percorso di vita, una propria maturazione non so. Ma so che adesso sono pronto per il secondo.

Voglio di più e posso averlo.

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